I numeri: nel mondo

A livello globale, l’Oms stima che l’inattività fisica è causa, ogni anno, di 1,9 milioni di decessi poiché è uno dei fattori di rischio modificabili delle più comuni malattie non trasmissibili) che provocano il 60% di tutti i decessi e il 47% del peso globale delle patologie, bilancio destinato ad aumentare per il 2020 quando dovrebbe raggiungere rispettivamente il 73% e il 60% (Global health risks: mortality and burden of disease attributable to selected major risks, 2009, pdf 3,6 Mb).

In particolare si stima che l’inattività fisica sia causa di circa il 30% delle malattie cardiache, il 27% del diabete e il 21-25% dei tumori di mammella e colon.

Nei Paesi ricchi, pochi fattori di rischio, tra cui la sedentarietà, concorrono a determinare, spesso associati tra loro la maggior parte dei decessi (tra cui il 75% delle morti da malattie cardiache, prima causa di morte a livello globale). Una riduzione dell’esposizione a questi fattori di rischio, alzerebbe l’aspettativa di vita di circa 5 anni.

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Fonte: Oms 2009

Almeno il 60% della popolazione mondiale non arriva a svolgere i livelli raccomandati di attività fisica necessari per indurre benefici per la salute e i soggetti sedentari, nelle fasce di età media e anziana, sono soggetti a un rischio elevato di malattie degenerative. Inoltre più della metà dei bambini di 11 anni non pratica sufficiente attività fisica. Questo è dovuto in parte al poco tempo dedicato all’esercizio fisico durante i momenti liberi ma anche al sopravvento generale di uno stile di vita sedentario, sia per quanto riguarda le attività domestiche sia per quelle lavorative.

Il World Health Report 2002 dell’Oms stima che la prevalenza di inattività fisica tra gli adulti a livello mondiale sia del 17% e che tra le Regioni Oms questa percentuale vari tra l’11% e il 24%.

Genere ed età

Donne e attività fisica

Le diseguaglianze sociali, la povertà e le differenze nell’accesso a risorse come l’assistenza sanitaria, gravano pesantemente sulla salute delle donne. Il genere femminile, ha in genere un’aspettativa di vita più lunga rispetto a quello maschile, anche se spesso convive per molto tempo con malattie croniche. Le patologie cardiovascolari, per esempio, contano circa un terzo delle morti tra le donne a livello mondiale e sono la causa della metà di tutti i decessi tra le donne con più di 50 anni nei Paesi in via di sviluppo. Il diabete colpisce, invece, più di 70 milioni di donne nel mondo e la sua prevalenza sembra destinata a raddoppiare entro il 2025. L’osteoporosi è particolarmente frequente tra le donne in menopausa. L’attività fisica, oltre che a un benessere fisico è associata a un maggior benessere psicologico, riducendo i livelli di stress, ansia e depressione. Questo aspetto è molto importante per le donne che dimostrano una prevalenza di depressione quasi doppia rispetto agli uomini sia nei Paesi ricchi che in quelli in via di sviluppo. Si pensa anche che praticare attività fisica contribuisca positivamente all’autostima e alla fiducia in se stessi e può quindi contribuire effettivamente all’integrazione sociale delle donne nella comunità.

L’esercizio fisico tra i giovani

Secondo l’Oms, nonostante i moltissimi aspetti positivi legati a una quotidiana pratica sportiva (sviluppo dell’apparato muscolo scheletrico, di quello cardiovascolare e neuromuscolare, controllo del peso corporeo, benefici psicologici, antidepressivi e di integrazione sociale) i livelli di attività fisica tra i giovani stanno diminuendo in tutto il mondo. Si stima, infatti, che meno di un terzo dei bambini e degli adolescenti sia sufficientemente attivo. Questo declino è largamente dovuto alla diffusione di uno stile di vita sedentario che porta i bambini a camminare sempre meno, a guardare troppo la televisione e a giocare ai videogame, e comunque a dedicare meno tempo agli sport.

Anziani: l’attività fisica aiuta a rimanere sani

È vero, una regolare attività fisica (camminare, nuotare, fare stretching, ballare, fare giardinaggio, andare in bicicletta) migliora lo stato funzionale e la qualità della vita delle persone anziane, aiutando a prolungare lo stato di buona salute e di autonomia personale di chi avanza negli anni. Inoltre, sotto un adeguato controllo medico, un po’ di esercizio fisico può aiutare a combattere le malattie cardiovascolari, le osteoartriti, l’osteoporosi e l’ipertensione. Il numero degli ultrasessantenni è destinato ad aumentare nei prossimi 20 anni e, la maggior parte di queste persone vivrà in Paesi in via di sviluppo. Ridurre e posticipare le disabilità legate all’avanzare dell’età è una misura essenziale per la sanità pubblica e promuovere l’attività fisica può essere una delle modalità di intervento.

I benefici sociali dell’attività fisica

Una regolare attività fisica può anche dare beneficio all’intera comunità e all’economia di una società. A essa è associato, infatti, un aumento della produttività sui luoghi di lavoro, minore assenteismo degli impiegati e migliori risultati scolastici. In molti Paesi, una proporzione significativa delle spese sanitarie è dovuto proprio al costo della gestione delle più comuni malattie croniche prevenibili con un’adeguata pratica di attività fisica.

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