Salute degli italiani: il quadro dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare

Serena Vannucchi, Chiara Don Francesco, Luigi Palmieri - Reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari, Cnesps-Iss
Diego vanuzzo - Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), Firenze
31 luglio 2014 - Valutare la salute cardiovascolare della popolazione generale adulta in Italia: questo l’obiettivo alla base del progetto che da quasi vent’anni l’Istituto superiore di sanità, l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e la Fondazione per il tuo Cuore-Heart Care Foundation portano avanti su tutto il territorio nazionale.
Nell’ambito dell’accordo di collaborazione firmato nel 2003 e rinnovato nel 2013, è stato realizzato l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare (Oec) che, grazie a due indagini (la prima condotta nel quadriennio 1998-2002 e la seconda nel 2008-2012), ha permesso di raccogliere dati importanti sullo stile di vita, i fattori di rischio, la prevalenza delle condizioni a rischio e la prevalenza delle malattie cardiovascolari nella popolazione italiana e ha consentito di valutare le variazioni degli stessi fattori e indicatori a distanza di 10 anni. Le indagini sono basate su un esame accurato di campioni di popolazione adulta, stratificati per età e sesso, estratti in Comuni identificati in tutte le Regioni italiane.
Nella prima indagine sono state esaminate 9712 persone tra 35 e 74 anni, nella seconda 8714 persone tra 35 e 79 anni. La seconda indagine ha incluso ulteriori determinanti di salute e indicatori di patologia cronico-degenerativa.
Il quadro che emerge è descritta nel “3° Atlante italiano delle malattie cardiovascolari” presentato il 29 maggio 2014, a Firenze, nel corso del 45° Congresso nazionale dell’Anmco.
I dati sono presentati per gruppi di popolazione: popolazione generale, anziani, donne in menopausa e migranti. Per la popolazione generale, età 35-74 anni, i dati della I indagine sono stati pesati con la popolazione italiana residente nell’anno 2000 (dati Istat) e i dati della II indagine con quelli della popolazione italiana residente nell’anno 2010 (dati Istat) in modo da consentire un confronto temporale, e di genere, basato su statistiche rappresentative della popolazione residente italiana nei due periodi. I risultati relativi alle donne in menopausa, agli anziani e ai migranti sono presentati come dati grezzi.
I dati sui livelli dell’attività fisica
Nelle due indagini i dati relativi agli stili di vita (abitudine al fumo di sigaretta, attività fisica e abitudini alimentari) sono stati raccolti attraverso un questionario standardizzato. In particolare, il livello di attività fisica è stato espresso in 4 categorie di ordine crescente (sedentaria, leggera, moderata, pesante), separatamente per l’attività fisica lavorativa e per il tempo libero; ogni soggetto ha dovuto indicare in quale categoria si identificava meglio. Nell’analisi presentata nell’Atlante è stata considerata solo l’attività fisica nel tempo libero ed è stata classificata in sedentaria e non sedentaria (quest’ultima comprende le categorie leggera, moderata e pesante).
L’indagine del 2008-2012 ha evidenziato che nella popolazione generale di età compresa tra i 35 e i 74 anni la sedentarietà nel tempo libero è rimasta sui livelli già elevati registrati nel 1998-2002; la situazione è peggiore per le donne, per le quali la prevalenza di inattività fisica, anche se mostra una lieve riduzione, resta superiore al 40% (vedi figura 1).
Figura 1: Popolazione generale (età 35-74 anni). Confronto indagine 1998-2002 e indagine 2008-2012
Blu: uomini. Rosso: donne
Tra gli anziani, l’indagine 2008-2012 ha messo in evidenza (vedi figura 2) che la prevalenza di inattività fisica è elevata, particolarmente nelle donne, la cui maggioranza ha uno stile di vita sedentario (donne 53,3% vs uomini 28,7%).
Figura 2: Anziani (età 75-79 anni). Indagine 2008-2012
Blu: uomini. Rosso: donne
I dati relativi alle donne in menopausa mostrano che a dieci anni di distanza dall’indagine 1998-2002 la prevalenza dell’inattività fisica subisce solo una lieve diminuzione (dal 47,6% al 41%) rimanendo superiore al 40% (vedi figura 3).
Figura 3: Donne in menopausa (età media 62 anni). Confronto indagine 1998-2002 e indagine 2008-2012
La figura 4 mostra la prevalenza di inattività fisica tra i migranti (età media 49 anni per gli uomini e 50 anni per le donne) rilevata nell’indagine 2008-2012. La variabile considerata per la definizione di “migrante”, disponibile per l’indagine 2008-2012, è la nascita in un Paese estero. È importante tener presente che le persone estratte erano residenti nel Comune scelto per l’indagine, si è trattato pertanto di migranti ben integrati nella realtà italiana con attività lavorativa o appartenenti a nuclei familiari ricongiunti. Quello che emerge è che l’inattività fisica nel tempo libero è elevata e simile nei due sessi, anche se leggermente maggiore negli gli uomini rispetto alle donne (44,1% vs 37,3%).
Figura 4: Migranti (età 35-79 anni). Indagine 2008-2012
Blu: uomini. Rosso: donne
Complessivamente i dati indicano che nel decennio trascorso tra le due indagini la prevalenza di sedentarietà nel tempo libero, già elevata, è rimasta invariata: più di un terzo della popolazione adulta italiana non svolge attività fisica neanche di tipo leggero. Molto bisogna quindi fare in termini di prevenzione per migliorare lo stile di vita, sia a livello individuale che di comunità, in tutte le fasce di età. Una sempre maggior attenzione dovrà essere rivolta anche ai migranti che costituiscono oggi parte integrante della popolazione generale italiana.
Per approfondire
Consulta sul sito del progetto Cuore i dati su:
- fattori di rischio
- per gruppi di popolazione (popolazione generale, anziani, donne in menopausa, migranti)
- per macroaree (Nord, Centro, Sud e Isole)
- prevalenza delle malattie cardiovascolari.